Infine, l’ambasciatore del Regno Unito in Italia prese carta e penna, mentre l’Agenzia europea per le energie rinnovabili….
Il decreto “Competitività” del Governo RENZI (Dl 24 giugno 2014 n°91) è diventato un caso internazionale. A far deflagrare la partita è la controversa questione, in tema di energie rinnovabili, delle norme “spalmaincentivi” con effetto retroattivo. Norme attraverso le quali il Governo puntava a ridisegnare il sistema degli incentivi del’elettricità prodotta da imnpianti fotovoltaici di potenza superiore ai 200 kw.
La misura, in buona sostanza obbligatoria, era stata subito contestata da imprese e banche. E qualche giorno fa, in audizione al Senato, è sceso in campo anche il direttore generale di Confindustria, Marcella PANUCCI: “si crea una forte incertezza rispetto alla bancabilità dei progetti e sul piano reputazionale con riferimento alla stabilità del quadro regolatorio italiano”. Ma non solo. L’esigenza, ha detto PANUCCI, di “ulteriori significativi investimenti per le rinnovabili termiche e per l’efficienza energetic rischia di essere pregiudicata a motivo dell’instabilità regolatoria”.
Ed ecco il “caso”internazionale. Martedi 8 luglio, il presidente della Commissione Industria del Senato, Massimo MUCCHETTI (Pd), riferisce ai colleghi senatori della lettera ricevuta dall’ambasciatore britannico a Roma, Christopher PRENTICE. Una lettera critica, in cui si manifesta preoccupazione proprio per le norme “spalmaincentivi” con effetto retroattivo. E non basta. Il senatore MARINELLO (Ncd) relatore per la Commissione Ambiente, dà conto a sua volta di un colloquio informale con i vertici dell’Agenzia europea per le rinnovabili che gli hanno espresso critiche per l’impianto retroattivo delle norme. Lo stesso MARINELLO, che paventa il rischio di una fuga dall’Italia degli investitori esteri, spiega che “è possibile ridurre il costo delle energie rinnovabili anche mediante misure fiscali che lascino inalterate le originarie pattuuizioni contrattuali sulla base delle quali sono stati redatti i piani economico-finanziari”. Molto critica (e non è una novità) anche la pattuglia del Mov5Stelle: “il Governo mina i principi della certezza del diritto”.
Il problema è serio (si veda il PIT STOP del 30 aprile scorso) e l’intervento formale dell’ambasciatore britannico ne certifica la valenza internazionale. Del resto, di tutto l’Italia ha necessità meno che gli investitori esteri, sulla base del cambio in corsa delle regole con effetti retroattivi, voltino le spalle al Belpaese. Tema che non a caso era emerso nei giorni scorsi proprio a Londra, dove il viceministro allo Sviluppo economico, Carlo CALENDA, aveva presentato alla City le riforme del governo Renzi per attrarre nuovi investimenti. Grande interesse da parte di tutti e una critica da parte di fondi, banche e imprese (in particolare Mitsubishi, come riferito dal Sole il 3 luglio scorso): sei i “patti” non vengono rispettati l’incertezza si aggiunge all’incertezza. E addio investimenti.